Eventi, Usanze e Prodotti tipici del luogo
Eventi, Usanze e Prodotti del luogo.
I Tartufi di Sestino
Al genere Tuber appartengono diverse specie di funghi ipogei comunemente chiamati tartufi, appartenenti alla famiglia Tuberaceae, classe degli Ascomiceti. I tartufi hanno corpo fruttifero ipogeo, ovvero sotterraneo, e crescono spontaneamente nel terreno accanto alle radici di alcuni alberi o arbusti, in particolare querce e lecci, con i quali stabiliscono un rapporto simbiotico (micorriza).
Comunemente per tartufo si intende il solo corpo fruttifero ipogeo che viene individuato con l’aiuto di cani e raccolto a mano. Il tartufo è un alimento estremamente pregiato e ricercato, molto costoso. Il tipico profumo penetrante e persistente si sviluppa solo a maturazione avvenuta e ha lo scopo di attirare gli animali selvatici (maiale, cinghiale, tasso, ghiro, volpe), nonostante la copertura di terra, per spargere le spore contenute e perpetuare la specie.
Sotto la denominazione di tartufo vengono ricomprese comunemente anche le terfezie, genere della famiglia Terfeziaceae, detti anche tartufi del deserto.
La Bruschettata
Nella cornice del Borgo Medioevale di Monterone (secolo XXX°, nel Comune di Sestino Arezzo, Ultimo lembo di terra in Toscana al confine con le Marche, territorio di proprietà dei Duchi di urbino fino ai primi decenni del ‘500) si svolge la sera del 14 agosto la tradizionale bruschettata.
La Coltura del Melo
Negli ultimi anni numerose sono state le ricerche finalizzate alla conoscenza del patrimonio vegetale autoctono della Valtiberina, in quanto ci si è resi conto che troppo velocemente e con troppa disinvoltura è stata abbandonata la coltivazione di frutti che forse andrebbero meglio conosciuti e che potrebbero continuare ad essere utili.
I frutti dimenticati
La coltivazione del melo ha rivestito una notevole importanza nell’economia rurale montana ed è stata fonte di sostentamento per l’uomo, che le usava anche per squisite marmellate, e per gli animali.
Il territorio di Sestino, fino al grande spopolamento rurale degli anni ’60 e ’70, era ricco di una notevole varietà di meli che producevano fragranti frutti dai nomi che evocavano il loro sapore e colore: mela olio, panaia, righetta, mela rosa, ecc..
Acqua di San Giovanni
Era usanza, presso la civiltà contadina, la sera prima del giorno di San Giovanni (24 giugno), andare nel fiume a bagnarsi i piedi. Inoltre veniva preparata nelle case una bacinella d’acqua con dentro i petali dei fiori dell’iperico (erba di San Giovanni), della Ginestra e della Rosa.
Il mattino di San Giovanni ci si bagnava con quest’acqua, fonte di salute e di benessere, il viso e le estremità del corpo.
Cardo del Lanaiolo
L’acqua che si raccoglieva nella “COPPA” formate dalle foglie era considerata “ACQUA SANTA” e serviva per “SEGNARSI” e per pratiche rituali
Il Cardo era anticamente usato per cardare la lana
Il Guado
Il territorio di Sestino offre l’occasione di un viaggio nel passato alla scoperta di quella che fino alle soglie del ‘700 è stata una delle più importanti attività produttive locali: la coltivazione del guado.
Il “guado” o”guato” (Isatis tinctoria di Linneo) era una pianta erbacea coltivata in molte parti d’Europa, che per circa quattro secoli (XIV – XVII secolo) è stata la principale risorsa di molti territori appenninici costituendone l’economia base.
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